L’amore nasce a Villa Carlotta
Da più di un secolo Villa Carlotta è la nostra vicina di casa. A unirci non è solo il magnifico giardino, il più spettacolare del Lago di Como, ma è un’amicizia ancora profonda, anch’essa “verde”, l’amicizia che legava una giovanissima Mariuccia Gandola, figlia dei nostri fondatori e brillante scrittrice, a una ragazza della sua stessa età, Lotchen, figlia del Signor Wunder, Sovraintendente del Granduca di Sassonia, proprietario della celebre villa dal 1850.
Potremmo raccontarvi la storia di questa dimora, una delle più famose affacciate sulle rive del Lario, partendo dal suo fondatore, il Marchese Giorgio II Clerici, che avviò la costruzione nel 1690, ma preferiamo invitarvi alla scoperta di questo capolavoro dell’architettura e dell’arte italiana proprio attraverso le parole di Mariuccia, ancora così vive ed emozionanti, anche perché è di amore, di baci, di passione che parla Villa Carlotta.
Della sua magnifica collezione avevano scritto Stendhal, Flaubert e soprattutto Lady Morgan, irlandese, una delle più famose viaggiatrici romantiche.
Ma quest’angolo di paradiso racconta la storia di un’altra donna straordinaria, la principessa Marianna di Nassau, moglie del principe di Prussia, lei stessa collezionista d’arte con una raccolta di più di seicento quadri, che nel 1843 acquistò la villa e sette anni dopo la regalò alla figlia Carlotta, da qui il nome, per il suo matrimonio con Giorgio II, Granduca di Sassonia-Meiningen. Quando si sposò, e fu un matrimonio d’amore, rarità per l’epoca, Carlotta aveva sedici anni, la stessa età di Mariuccia. E come lei, la nostra scrittrice amava passeggiare tra i saloni, ammirando lo splendido abbraccio di Amore e Psiche, scolpito tra il 1818 e il 1820 da Adamo Tadolini, su un modello di Canova, e poi la statua di Palamede, questa invece opera o del maestro, e naturalmente l’Ultimo bacio di Romeo e Giulietta, dipinto da Hayez nel 1823.
“Se c’è una stagione che amo alla follia è l’autunno – scrive Mariuccia nel suo diario – e amo questi mesi che da noi sono ancora caldi, quando le foglie si infiammano e diventano d’oro, per un motivo speciale: torno ad abbracciare la mia amica Lotchen. A luglio e agosto, quando il Granduca e sua moglie sono in villa, nessuno si può avvicinare. Ma quando ripartono, io e Doc, il mio amatissimo cane e inseparabile compagno di avventure, siamo di nuovo i benvenuti. Non dobbiamo far altro che passare da un giardino all’altro. Lotchen mi aspetta per colazione, facciamo un picnic nel parco e iniziamo a sognare”.
“Ma quando sto per commuovermi di fronte a quel tragico addio – ricorda Mariuccia – Doc abbaia e reclama la mia compagnia. Posso dargli torto? In fondo manca anche a me, e allora insieme a Lotchen esco nel parco e insieme giochiamo a chi arriva prima al tronco degli immensi platani”. In una corsa spensierata Mariuccia, Lotchen e Doc passavano attraverso il giardino all’italiana, geometrico e razionale, risalente al progetto originario della villa, e poi s’immergevano nell’immenso parco romantico ottocentesco, a cui Giorgio II, suo figlio Bernardo III, appassionati di botanica, ma soprattutto Wilhelm Vitus Snell, giardiniere di corte dei Sassonia Meiningen, avevano dedicato infinite cure. Ed era stato proprio Snell a introdurre sulle rive del Lago di Como i rododendri, originari della regione della Himalaya.
Da allora la Tremezzina ha conosciuto nuovi colori e una nuova bellezza. Ma questa è un’altra storia, direbbe Mariuccia, un’altra pagina del suo diario, un altro articolo della nostra Gazette. Adesso è autunno e godiamoci ancora la freschezza di questo parco rigenerante, scopriamo la pace zen del suo bosco di bambù e le fragranze del suo orto. Per il tè delle cinque non dobbiamo far altro che tornare “a casa”, insieme a Mariuccia e Doc. La terrazza del Grand Hotel Tremezzo ci sta già aspettando.
Cosa sognavano queste due ragazze d’inizio Novecento, vestite di bianco, con i capelli sciolti e sempre un libro tra le mani? Sognavano di quanto accadeva in quello stesso giardino e tra quelle stesse mura un secolo prima, quando nel 1801 Gian Battista Sommariva, nobile e diplomatico, amico di Napoleone Bonaparte, aveva comprato Villa Carlotta e l’aveva trasformata nella sua galleria privata. I suoi amici artisti erano Antonio Canova, Jacques-Louis David, Pierre Paul Prud’hon, Bertel Thorvaldsen e Francesco Hayez. Della sua magnifica collezione – e ricordiamo che allora era “arte contemporanea” – avevano scritto Stendhal, Flaubert e soprattutto Lady Morgan, irlandese, una delle più famose viaggiatrici romantiche, ed è lei che farà scoprire la bellezza del Lago di Como al mondo anglosassone nelle descrizioni del suo libro Italy, pubblicato nel 1821, proprio due secoli fa. “Quando camminiamo nel parco, sentiamo ancora i passi di questa intrepida viaggiatrice, e io e Lotchen immaginiamo di partire per mete lontane. Apriamo l’atlante, puntiamo il dito e siamo già là”.