La “vie en rose” del vino italiano
Quel primo calice, un giorno tra i tulipani, ti ha cambiato la vita. È successo così a Mirko Razzini, trent’anni, Head Sommelier del Grand Hotel Tremezzo, responsabile della carta dei vini di tutti i ristoranti, da La Terrazza Gualtiero Marchesi a L’Escale, da Da Giacomo al Lago al Kitchen, una stella Michelin a un passo dal centro di Como, e oggi vero artefice della nuova cantina di Villa Malpensata, nel giardino del nostro Palace.
Lo bevi, lo senti, ricordi e torni a casa. Il vino è miracoloso anche per questo, perché è il profumo della terra dove sei nato, ovunque tu sia, magari in Olanda, classico Erasmus, e magari non ti eri ancora avvicinato agli splendori dell’enologia, ma quel primo calice, un giorno tra i tulipani, ti ha cambiato la vita. È successo così a Mirko Razzini, trent’anni, Head Sommelier del Grand Hotel Tremezzo, responsabile della carta dei vini di tutti i ristoranti, da La Terrazza Gualtiero Marchesi a L’Escale, da Giacomo al Lago al Kitchen, una stella Michelin a un passo dal centro di Como, e oggi vero artefice della nuova cantina di Villa Malpensata, nel giardino del nostro Palace. Sotto le volte di mattoni di questa magnifica dimora settecentesca, in un alternarsi elegante di legno e ferro, splende una collezione preziosa di vini che raccontano la ricchezza dell’enologia italiana, con particolare attenzione alle cantine lombarde, toscane e Oltralpe tra i vigneti storici della Borgogna. In carta, cinquecento etichette per offrire le più originali e avvincenti degustazioni, abbinando al calice un tagliere di prodotti del territorio, scelti personalmente dal nostro Chef.
Dunque, qualcosa su Mirko e la sua formazione, e parliamo di un master in “Vini italiani e mercati mondiali” presso l’Università Sant’Anna di Pisa, passaggio nella Tenuta di Ghizzano, vicino a Pisa, Svizzera, quindi Bordeaux, alla Table des Prés d’Eugénie di Michel Guérard, 3 stelle Michelin, e lunga permanenza in Inghilterra. Un giovane uomo romantico, Mirko Razzini, che ama la storia, in particolare l’Ottocento francese e tutto il romanticismo, e forse per questo sente il fascino di quei produttori che con passione e tenacia hanno cambiato la storia della nostra enologia. La regola? Pensare in grande, ovvero “pensare in piccolo”, dove piccolo vuol dire vini nati dalla parcella di singoli vigneti, vini “autobiografici” di ogni terra e di ogni famiglia di produttori. Direzione di viaggio? Anzitutto la Lombardia, la nostra terra d’elezione. Prima tappa è l’Oltrepò Pavese, «che per me è bello come la Borgogna – racconta Mirko, piacentino di nascita – con quel susseguirsi morbido di colline, filari, piccoli borghi e cantine familiari ma raffinatissime come il Molino di Rovescala». Un sorso di Madone, una Malvasia classica di assoluta freschezza, e torniamo alla “base” per dirigerci verso la Valtellina. «Qui siamo davvero nel cuore eroico della nostra viticoltura, a un passo dalle montagne, con vigneti a terrazzamenti che producono vini dritti, rocciosi, scheletrici dove senti la mineralità della terra, vini non per tutti ma per chi sa – prosegue Mirko – La mia cantina preferita è Arpepe, veri apripista che hanno iniziato una rivoluzione straordinaria venti anni fa e i loro rossi, Sassella Rocce Rosse, Sassella Nuova Regina e Grumello Buon Consiglio, sono un vero capolavoro». E in Toscana, ci andiamo? «Certo e per ammorbidire il passaggio propongo, per esempio, una degustazione monotematica di Nebbiolo, con un’etichetta della Valtellina, una di Barbaresco, e una di Barolo, e poi mi apro al trionfo di tre Sangiovesi, Chianti Classico, Brunello di Montalcino, e un Montepulciano».
Grand Hotel Tremezzo, ovvero il romanticismo che ha scelto il Lago di Como come suo luogo d’elezione. Il bouquet di una cena romantica? «Dobbiamo inchinarci ai maestri, vive la France! In carta ho una selezione d’autore, da un Chateau Cos d’Estournel del 1982 ai vini dell’incantevole villaggio di Chambolle Musigny, perla della Cote de Nuits in Borgogna. Un sorso di Chambolle Musigny Les Fusselottes di Mark Haisma ed è amore per sempre». E per iniziare con gioia il nuovo anno? «Mi spiace per i grandissimi d’Oltralpe, leggi champagne, ma le bollicine di Franciacorta non hanno nulla da invidiare e un po’ di sano campanilismo non fa mai male». Un brindisi con un Franciacorta Bokè Rosé di Villa e il 2025 è davvero la nostra “vie en rose”.