Le Ninè, piccole borse (e donne) crescono
Sono belle a cominciare dal nome, Le Ninè, perché quelle due sillabe che sanno di infanzia e di dolcezza, di casa e di giochi, raccontano la vita e il successo di Fiorella Polito e Francesca Ferri, amiche da tempo e insieme nell’avventura che ha trasformato una borsa, nata semplice e divenuta preziosa, nel nuovo emblema dell’eleganza femminile made in Italy
Ma chi sono le Ninè, prima di essere quella deliziosa cestina di paglia foderata di seta e ricamata di scintillanti Swarovski? Chi sono queste “piccoline”, come vuole il diminutivo, che viaggiano in tutto il mondo e di cui il Grand Hotel Tremezzo vanta un’edizione limitata nei suoi colori emblema? Ninè, al plurale, perché le figlie di Fiorella e Francesca si chiamano Carolina, Nina, e perché Carolina era la madre di Fiorella e Carolina era la nonna di Francesca. Una storia di ricordi e tradizioni, dunque, ma soprattutto una storia di donne di carattere, fantasiose, forti, fresche, solari.
Le Ninè, c’era una volta una cesta di paglia
Nella sua collezione di ceste di vimini e paglia, Fiorella ritrova una di quelle cestine usate in Vietnam e in Tailandia per la raccolta del riso, un intreccio finissimo di alghe di palude, resistente, leggero. Le proporzioni sono perfette e su quel disegno geometrico Fiorella applica una costellazione di Swarovski, fodera l’interno e lo “veste” di un sacchettino di tessuto prezioso.
“Il prototipo nasce così, e con la stessa scioltezza lo porto a un evento in casa ed è subito un successo. Da quel momento la mia vita cambia, creo una società insieme a Francesca, i negozi cominciano a chiamarci, apriamo un sito, e voliamo”. E volano subito anche le Ninè, che portano nel mondo del lusso non solo la tradizione artigianale italiana, il fare a mano, ore di pazienza e precisione, ma i colori e i materiali di una terra meravigliosa. “Il bianco dei cristalli è quello accecante dei nostri trulli, il verde sono le foglie degli ulivi, il rosso e il rosa è il ricordo di un tramonto pugliese, il blu, l’azzurro, il turchese sono il mare che vediamo ogni giorno”, racconta Fiorella. “E poi ci sono i tessuti, le sete vengono da Como, il cotone rigato è di una tessitura non lontano da casa mia, le nappe e i cordoni sono capolavori di un antico laboratorio toscano”.
Donne di Puglia. Donne di follia creativa, ed è il caso di Fiorella, che dice no a una carriera già tracciata, avvocato e notaio, si guarda dentro e trova risorse, idee, e tutto cambia. “Non ho fatto altro che portare alla luce quello che mia madre faceva nel suo studio segreto – racconta Fiorella nel suo atelier a Bari – In famiglia tutte abbiamo mani d’oro. Mia madre tesseva a maglia e cuciva, io ho sempre fatto bijoux. Un giorno mi sono avanzate delle pietre Swarovski e per gioco le ho applicate a una borsa di paglia, le amiche la vedono, ma che bella, fammene una anche per me, e qualcosa scatta”.
Nelle sue tre misure, la classica small, medium e large, e tra poco anche una mignon come un’arancia, la Ninè seduce per la sua freschezza. “Quando l’ho disegnata, ho immaginato anche la donna che l’avrebbe portata, una donna solare, sorridente, positiva, di carattere – prosegue Fiorella Polito – La donna che sceglie le nostre borse è una donna sicura, è una donna che sa chi è e sa come indossare la Ninè, di giorno magari con i jeans, anche neri in versione rock, e di sera con un abito importante”. Ma cosa succede quando queste borse-ritratto lasciano il laboratorio? “È un momento importante, allineiamo le borse per colore, le confezioniamo una per una nella sua scatola, con il loro sacchetto ben piegato, e poi le salutiamo. Se ne vanno, diciamo proprio così”. Se ne vanno come le bambine, come le vere Ninè che cresceranno, nuove donne all’orizzonte.