Nel regno dei rododendri
Fu una vera e propria corsa internazionale, che per follia non può che ricordarci la febbre dell’oro. Non a caso il periodo è lo stesso, il XIX secolo. Ma a spingere i più famosi botanici del Vecchio Mondo, e inchiniamoci al genio degli esploratori inglesi, era stato un altro tipo di luce, altrettanto preziosa:
La luce e i colori del rododendro. Se oggi il giardino del Grand Hotel Tremezzo ospita una straordinaria fioritura di rododendri è perché questo meraviglioso fiore dell’Himalaya ha ritrovato un secondo habitat naturale alla Tremezzina. Alle spalle si alzano le montagne, le radici affondano in un terreno fertile nato dai sedimenti acidi dei ghiacciai, e l’aria del Lago di Como è fresca e trasparente.
Rododendri e paesi chiusi, trattati e spedizioni. E cominciamo ad avvicinarci alla storia del “nostro” giardino. Tutto cambia quando Joseph Hooker, uno dei più famosi botanici inglesi, direttore dei Royal Botanic Gardens di Kew e amico stretto di Charles Darwin, ottiene il permesso di esplorare il regno autonomo del Sikkim, fino allora proibito agli europei. Dal 1847 al 1851 Hooker perlustra il Tibet, il Buthan, il Sikkim, il Nepal – dove il rododendro è il fiore nazionale con alberi alti cinque, sei metri, come racconta anche Paolo Cognetti nel suo bellissimo romanzo Otto montagne –, e raccoglie oltre venticinque varietà di rododendro, compreso il Rhododendrum arboreum. Nel suo diario scriverà di piogge monsoniche, dita congelate, occhi accecati dal bianco della neve, e poi graffi, sanguisughe infestanti, mal di montagna. Le ricerche però furono un successo e il saggio The Rhododendrons of Sikkin-Himalaya, con bellissime tavole dipinte, e i diari della spedizione, Himalayan Journals, per altro dedicati a Charles Darwin e pubblicati a Calcutta nel 1854, diventano un best seller. Stesso destino per il rododendro, che da allora inizia il suo viaggio trionfale in ogni giardino d’Europa. Se ne conteranno oltre novecento varietà.
I primi ad accorgersi della folgorante bellezza dei rododendri erano stati i greci ed è loro il nome di battesimo, rhodon, rosa, e dendron, albero. I primi studi scientifici risalgono invece al XVI secolo e spettano al botanico fiammingo Charles l’Ecluse. Nel 1656 giunge in Gran Bretagna il primo esemplare di Rhododendron hirsutum, proveniente dalle Alpi Europee. Qualcosa, forse la somiglianza con la rosa, forse la ricchezza e la forza dei colori accendono il desiderio e suggeriscono nuovi orizzonti di viaggio, di ricerca, di conquista. Nel 1736 alcune specie mai viste di rododendro partono dai possedimenti inglesi negli Stati Uniti e arrivano in “patria” grazie al trattato commerciale tra il britannico Peter Collinson, mercante quacchero e appassionato di piante, e l’americano John Bartram, famoso botanico. La corona di Giorgio III d’Inghilterra vuole di più e sull’isola arrivano gli esemplari più rari, scoperti nel frattempo in Spagna, in Armenia, in Siberia. Nel 1844, passando per la Cina, giungeva a Londra lo splendido Kirishima-tsutsuji, qualità giapponese che il naturalista tedesco Engelbert Kaempfer aveva descritto nel 1712 durante i lunghi viaggi nel Paese del Sol Levante. Il suo volume Storia del Giappone, pubblicato nel 1727, è la raccolta d’informazioni più consultata in tutto l’Ottocento. La corte imperiale di Kyoto infatti aprirà le sue porte agli stranieri solo nel 1867.
Nel 1887 Richard Temple, amministratore inglese in India, ricordava che gran parte dei rododendri piantati nei parchi inglesi proveniva dai semi della spedizione di Hooker nel Sikkim. Cambio di orizzonte, siamo a Villa Carlotta, nostra vicina di casa, là dove il Granduca Giorgio di Sassonia Meiningen, appassionato botanico, legato alla corte di Londra, inizia la risistemazione del parco nella seconda metà dell’Ottocento. Tra i paesaggisti ci sono esperti inglesi e tra le infinite qualità di piante, provenienti da ogni regione dell’Impero britannico, ci sono anche i rododendri. Se ricordiamo che all’inizio del Novecento il parco del Grand Hotel Tremezzo era un’estensione di quello di Villa Carlotta, tutto torna. E se camminando verso la sommità del nostro giardino, tra il grigio delle montagne, il blu del lago, e il rosa, il bianco, il lilla, il violetto, il rosso fuoco dei rododendri, ci sembrerà di essere tra le cime dell’Himalaya, tranquilli, non è un’impressione. È proprio tutto vero.