Silvia Perego, illuminare la notte

GHT Facade

La facciata del Grand Hotel Tremezzo ha un’imponenza straordinaria, ma proprio per questo abbiamo immaginato delle luci discretissime, luci di inizio Novecento che ricordano ancora il fascino delle candele.

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Se nasci tra l’acqua e la montagna è tutto più facile, la luce ti appartiene, è davvero luce per i tuoi occhi perché la vedi scintillare e scomparire dietro le montagne, e allora è il buio che parla. Ma anche il buio lo conosci bene, non ti fa paura, è un silenzio che ami, lo attendi la sera, è una carezza. Se ti chiami Silvia Perego, se sei nata a Oriano Ticino sul Lago Maggiore, e se oggi sei una delle più originali lighting designer, è naturale che la Famiglia De Santis abbia sentito delle consonanze, non solo geografiche, e ti abbia offerto l’incarico di illuminare il Grand Hotel Tremezzo e Passalacqua. Illuminare, ovvero accendere l’esterno di due luoghi ormai simbolo dell’ospitalità italiana, e fare della loro facciata un proseguo notturno del carattere, della personalità che li anima all’interno. Questione di delicatezza. Quasi uno stato di grazia. Da proteggere, anche con scelte personali e professionali fuori dai soliti percorsi. 

4 Silvia Perego
5 Silvia Perego

Cosa significa nascere guardando il lago e cosa significa, nonostante incarichi importanti in tutta Italia, scegliere di restare a vivere a Oriano Ticino?

Per me significa molto, anzi direi che è una scelta poetica, perché vivere in un piccolo paesino tra lago e montagna, e scegliere di restarci vivendo nella casa che aveva costruito il mio bisnonno, mi ha insegnato a guardare la luce in un modo diverso, più profondo, più vero. La luce della natura è una luce antica, delicata e potente insieme, è l’alba e il tramonto, sono le foglie verdissime in controluce, è l’oro del sole sull’acqua e l’ombra del Monte Rosa. E questa incredibile ricchezza di sfumature e sensazioni trasmette misura e discrezione, ed è una lezione che tengo bene a mente in ogni progetto. Le luci che amo non sovrascrivono mai l’architettura, ma la valorizzano, l’accompagnano rispettandola e rispettando la bellezza della notte. 

I suoi maestri?

Anzitutto la mia famiglia che mi ha permesso, nonostante il suo orizzonte economico, di vivere tra lampade bellissime. La fonte era un’amica di mia madre, interior designer. La bellezza delle cose ti fa stare bene, e anche questa è stata una lezione importante e devo dire molto italiana, al punto che avrei voluto seguire un corso di “medical design”. Ma al Politecnico di Milano questo corso era stato eliminato e forse con naturalezza sono passata allo studio delle luci. I miei maestri? Piero Castiglioni, Carlotta de Bevilacqua, sua l’anima di Artemide, Marinella Patetta di METIS LIGHTING, e poi, là dove la luce incontra l’architettura, Renzo Piano e la sua Morgan Library, e Alberto Campo Baeza e La Casa dell’Infinito, a Cadice. 

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I luoghi del cuore?

Sono quelli che danno senso al nome del mio studio, In-Visible lab, cioè rendere visibile l’invisibile. E il mio studio, naturalmente, è pochi passi da casa. La magia della luce che tutto trasforma l’ho sentita in una mostra straordinaria di Edward Hopper a Palazzo Reale di Milano, e poi penso a un allestimento “sconvolgente” che Ettore Sottsass aveva creato per i gioielli di Cartier, e penso al museo dedicato a René Magritte a Bruxelles, e soprattutto, se siamo a teatro, penso agli spettacoli di Robert Wilson. Aggiungo un altro spunto, il Museo della fotografia di montagna a Plan de Corones.

Luci di natura e luci di cultura. E un giorno arriva l’invito a immaginare le vibrazioni notturne del Grand Hotel Tremezzo.

La facciata del Grand Hotel Tremezzo ha un’imponenza straordinaria, ma proprio per questo abbiamo immaginato delle luci discretissime, luci di inizio Novecento che ricordano ancora il fascino delle candele. Abbiamo scelto quindi di lavorare con pochissimi watt, un watt per corpo illuminante, quasi niente. E abbiamo replicato la stessa eleganza per il retro e addirittura nel giardino le luci sfiorano la tessitura delle fioriture, ma di nuovo con discrezione. La notte è silenzio, è raccoglimento, è intimità, e le luci che aggiungiamo devono proteggere questa dimensione. 

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Ma ci sono anche delle “accensioni” scintillanti, quasi dei bagliori di pietre preziose.

Con Valentina De Santis ci siamo concesse due eccezioni alla regola, anzitutto il vestibolo dell’ingresso, ed è l’ascensore che dalla strada porta all’interno del Grand Hotel Tremezzo. Insieme l’abbiamo trasformato in un diamante prezioso, grazie alle lampade Rilegato, un ingresso gioiello. E poi abbiamo reinventato il T Beach, illuminando gli ombrelloni, che sembrano davvero dei fiori notturni, incantevoli, e in qualche modo ammorbidiscono l’oscurità del Lago di Como, un lago che anche per questo ha ispirato il Romanticismo.

E poi è arrivato Passalacqua, dove è il Settecento che parla. 

Abbiamo scelto di illuminare gli imbotti della facciata, ma come se questa luce, con il suo tono caldo e discreto, uscisse da ogni camera. Di nuovo abbiamo utilizzato una potenza molto bassa, con un fascio asimmetrico. Con la Famiglia De Santis abbiamo fatto dieci, dodici prove, e alla fine abbiamo trovato la soluzione che ha soddisfatto tutti. 

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PAS Facade

La misura che un progetto è riuscito?

Quando ne senti la mancanza. A Passalacqua e a Tremezzo è stato così. Torni a casa, sulla strada incontri magari la vicina che ti offre le verdure appena colte nel suo orto, ti fai una tazza di tè guardando il lago, passi in studio, quei progetti sono ancora sul tavolo, e non hai voglia di iniziare altri lavori. Dentro ti si è accesa una luce e vuoi godertela ancora un po’...